Comunità Pastorale Giovanni XXIII - Parrocchia di Canonica d’Adda
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I N D I C E D E I C O N T E N U T I
Comunità Anno 29 n. 6
Comunità Anno 29 n. 5
Comunità Anno 29 n. 4
Comunità Anno 29 n. 3
Comunità Anno 29 n. 2
Comunità Anno 29 n 1 del 08/01/2023
COMUNITA’ PASTORALE GIOVANNI XIII -
PARROCCHIA DI CANONICA D’ADDA
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Bollettino Comunità Aprile 2023
COMUNITA’ ANNO 29 N. 3
COMUNITA’ ANNO 29 N. 2
COMUNITA’ ANNO 29 N. 1 DEL 08/01/2023
COMUNITA’ ANNO 28 N. 5 DEL 04/12/2022
COMUNITA’ ANNO 28 N. 4 DEL 30/10/2022
C OMUNITA’ ANNO 28 DEL 02/10/2022
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COMUNITA’ ANNO 28 N. 2 APRILE 2022
COMINITA’ ANNO 27 N.6 28/11/2021
COMUNITA’ ANNO 27 N. 5 10/10/2021
COMUNITA’ Anno 27 n. 4 07/08/2021
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Carissimi, il tempo quaresimale deve essere per noi uno straordinario tempo di grazia in cui la parola di Dio ci invita a fare una importante esperienza, quella del deserto.
Il deserto è il luogo della pedagogia di Dio, è il luogo in cui Dio educa il suo popolo a ciò che essenziale, a quello che veramente conta ed è necessario per entrare a vivere il disegno di Dio su di noi e la missione che a noi affida. Il deserto è esperienza di purificazione di sé, dagli “idoli” che ci chiudono alla grazia. E’ trascorso ormai un anno dall’inizio della pandemia.è bastato un semplice virus perché tutti i nostri equilibri siano cambiati di colpo. È mutato il nostro modo di rapportarci alla vita, alla salute, alla malattia in molti casi anche alla morte. Ci siamo accorti che, di fronte alle grandi battaglie, ci siamo sentiti soli: abbiamo bisogno di legami fondamentali con la famiglia e con la comunità.
Ci siamo resi conto che la vita è una domanda aperta e che la risposta – cioè il suo senso – chiede un cammino di conversione meno facile di quanto potessimo immaginare. Abbiamo bisogno di significati, di darci un perché di questa che l’Arcivescovo chiama “emergenza spirituale”. Corriamo il rischio di rimanere storditi, in superficie, a contemplare il dolore facendo fatica a raccogliere energie. Il pericolo è che, concentrandoci su noi stessi, stentiamo a comprendere il compito che noi credenti abbiamo: mostrare che c’è una speranza, c’è un futuro, che tutto non si conclude nel ritornare come prima.
Papa Francesco ha più volte detto che il peggior rischio della pandemia è sprecarla. Questa tentazione si annida in ognuno di noi. Si rischia di uscire in fretta da questo momento per dimenticarlo altrettanto in fretta. Invece, dovremmo rileggere questo lungo anno e mesi che verranno, osservando come gli ideali e gli obiettivi che ci eravamo dati siano stati “purificati” e abbiano acquistato un nuovo valore. Abbiamo la possibilità in questa Quaresima di comprendere che cosa davvero dobbiamo “mettere in cassaforte” e come la fede sia uno strumento straordinario di interpretazione, perché ci permette di leggere il senso di momenti difficili come questo. Mi auguro sia questo per tutti noi l’impegno quaresimale.
Don Umberto
LA CORREZIONE FRATERNA
Vi invito a leggere nella pagina dedicata all’Arcivescovo la lettera per il tempo di Quaresima e di Pasqua, nella quale Monsignor Delpini sottolinea che “ nella comunità cristiana la correzione ha la sua radice nell’Amore, che vuole il bene dell’altro e degli altri.
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C O M U N I T A’ Anno 26 – n. 5 - 20/12/2020
IL NATALE DI SAN GIUSEPPE
Carissimi,
Vorrei invitarvi a vivere questo Natale alla luce della bellissima lettera apostolica che Papa Francesco ha scritto poche settimane fa dal titolo: “San Giuseppe custode e patrono della Chiesa Universale”.
A parlare di Giuseppe è in particolare il Vangelo di Matteo nel racconto dell’infanzia di Gesù. Matteo ce lo presenta come un umile falegname, promesso sposo di Maria, a cui Dio affida la paternità di Gesù. E’ l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta; una figura tanto vicina alla condizione umana di ciascuno di noi, tanto più in questi mesi di pandemia in cui abbiamo sperimentato che le nostre vite sono sostenute da persone comuni, spesso nascoste, ma che stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra vita : medici,. infermieri, volontari … e tanti altroché ogni giorno ci infondono speranza. Anche persone che ogni giorno pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti.
In San Giuseppe possiamo trovare anche noi un intercessore, un sostegno in questi momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che coloro che stanno apparentemente nascosti hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza. Giuseppe è colui a cui Dio affida la cura di Gesù, si fida del suo coraggio: giungendo a Betlemme e non trovando alloggio dove Maria possa partorire, sistema una stalla perchè diventi quanto più possibile luogo accogliente per il figlio di Dio che veniva al mondo. Dio si fa bisognoso di Giuseppe per essere protetto, accudito, cresciuto. Giuseppe diventa il custode di Gesù. Per questo motivo non può non essere anche custode di tutta la Chiesa che è il prolungamento del corpo di Gesù nella storia.
INVOCHIAMOLO
Salve custode del redentore, sposo della Vergine Maria
A te Dio affidò il suo Figlio, in te Maria ripose la sua fiducia.
Con te Cristo diventò uomo.
Mostrati padre anche di noi e guidaci nel cammino della vita.
Ottienici grazia, misericordia e coraggio e difendici da ogni male. Amen
Don Umberto